La nascita del panettone

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La nascita del Panettone, tra storia e leggende

Vi piacerebbe trascorrere la vigilia di Natale mentre mangiate il Panettone fatto in casa e raccontate alle vostre famiglie come è nato il simbolo gastronomico delle feste?

Sì? Allora scopriamo come è nato 

In realtà, ci sono tantissime leggende in proposito ma ne ho scelte quattro che vi voglio raccontare in breve 😃

Tenete conto che, essendo storie tramandate, tanti particolari cambiano in base alla tradizione e all’evoluzione del racconto popolare.

Il Pan de Toni

La prima storia ci porta alla fine del XV secolo. 

La notte di Natale, alla corte di Ludovico il Moro, Signore di Milano, si tenevano sempre dei grandi banchetti.

Il cuoco maldestro bruciò accidentalmente il dolce che avrebbero dovuto servire a fine pasto.

A quel punto, il piccolo Toni, uno sguattero che lavorava nelle cucine, prese ciò che era avanzato dall’impasto del dolce ormai perso e aggiunse frutta candita e burro.

Il dolce che ne ricavò fu talmente buono che da quel momento si chiamò Pan De Toni, poi diventato Panettone.

La leggenda di Ugo e Adalgisa

La seconda leggenda racconta di Ugo, un povero falconiere che si era perdutamente innamorato di Adalgisa, la figlia di Toni il panettiere (coincidenza??).

Quando il garzone del forno si ammalò, Adalgisa prese il suo posto. Lavorava giorno e notte e non aveva più tempo per incontrare il povero Ugo.

A quel punto, Ugo si fece assumere come garzone. Desideroso di aiutare la sua Adalgisa a tutti i costi, arrivò a vendere i suoi falchi per comprare del burro.

Impastò tutta la notte e la mattina seguente mise in vendita il pane che aveva sfornato. 

Il forno era pieno di clienti che volevano mangiare questo dolce meraviglioso 😛

Così Ugo vendette altri falchi per comprare ingredienti come zucchero, uvetta e canditi.

Da quel Natale, tutti andarono ad acquistare il Pan De Toni alla bottega di Toni e, tutto è bene quel che finisce bene, Ugo e Adalgisa finalmente si sposarono!

Qui le leggende un po’ si confondono 🙂 

A volte il nostro Ugo è benestante e la loro storia d’amore è contrastata dalla famiglia che non approva la relazione con la povera Adalgisa.

Altre leggende

Nel terzo racconto troviamo Suor Ughetta che, per rendere il Natale in convento meno triste e povero, decise di aggiungere zucchero e canditi all’impasto del pane.

Infine, nel 1945, al castello degli Sforza, sempre alla corte di Ludovico il Moro, la notte di Natale venne portato in tavola un dolce a base d’uva, preparato dal cuoco Toni (ma dai…).

Ludovico il Moro trovò questo dolce talmente buono che distribuì per tutta Milano la ricetta del Pan de Toni che diventò poi il Panettone.

Una piccola curiosità: avete notato che ci sono nomi che si ripetono spesso? 

Ughetta, Ughetto, Ugo sono tutti nomi che hanno molta somiglianza con l’uvetta in dialetto milanese: ughet!

Ovviamente non posso raccontarvi tutte le leggende che circolano sulla nascita del Panettone, sono veramente tante!

Ma quando è nato in realtà il Panettone?

Una data ufficiale non c’è.

Nasce dalla storia e dalle tradizioni familiari, in cui il capofamiglia distribuiva un pane fatto di farina, burro, uova, zucchero e uva passa, davanti a un grosso ciocco che ardeva nel camino, in una sorta di rituale chiamato “cerimonia del ceppo”.

Per le famiglie benestanti era un pane fatto di farina di frumento mentre, per quelle meno abbienti, di farina di granturco. 

Anche qui un po’ la storia si confonde perché c’è chi sostiene che in periodo di festività natalizia, già dalla fine del 1300, i panifici potessero sfornare il pane fatto con farina di frumento per tutti.

I primi richiami storici li troviamo nel 1606, nel dizionario Milanese-Italiano, “con riferimento al “Panaton De Danedaa”.

Si trattava comunque di un pane molto basso e non lievitato. Pare infatti che il lievito sia stato introdotto solo nel 1853 e i cubetti di cedro candito ‘54 quando poi divenne il “Panattòn de Natal”.

La forma che conosciamo oggi, invece, risale a un’idea di Angelo Motta, intorno al 1920.

La tradizione voleva che si conservasse una fetta come segno di continuità per l’anno venturo. Certo, non possiamo conservare fette di Panettone, però perché non ripetere il rito del ciocco con le nostre famiglie e con un Panettone fatto con le nostre mani?

L’idea natalizia ve l’ho data, ora tocca a voi  😛

Al lavoro!!


 

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Davide Selogna

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